Il marketing circolare secondo Brainpull
Un dialogo continuo o, meglio, un incontro multiforme nella piazza digitale.
Di cosa hanno bisogno le aziende?
Cosa serve al mercato? Come incontrare potenziali consumatori e accendere con loro relazioni costruttive? Quale contributo può dare il marketing in un contesto competitivo complesso e in costante movimento? Quale azione ottimale è lecito aspettarsi da un’agenzia di marketing?
Brainpull in questi anni ha di continuo misurato sul campo le proprie competenze: è impossibile per noi separare esperienza e risultato. L’approccio al marketing che abbiamo sviluppato proviene dalla sintesi delle nostre eterogenee formazioni, sempre convergenti sul marketing, dalle competenze trasversali dei singoli membri, dai risultati delle specifiche strategie costruite insieme a singoli clienti, dall’analisi dei risultati ottenuti e da un briciolo di visionarietà che ci spinge a lanciare nel futuro ciò che abbiamo sperimentato finora.
Abbiamo strutturato un nostro modello di marketing. Possiamo fotografarlo: è un’immagine in movimento perfettamente a fuoco.
È un processo dinamico che definiamo marketing circolare, perché parte dall’obiettivo che raggiunge: il consumatore, sia in ambiente B2B che B2C. In breve, l’ascolto costante, online e offline, degli utenti permette la focalizzazione di una strategia di marketing costruita con il brand e struttura azioni di marketing precise, misurate e ottimizzate per trasformare l’engagement in conversion, un estraneo in un cliente.
Siamo fatti della stessa strategia di cui sono fatti i (bi)sogni
A girare la chiave del nostro motore c’è il brand, che si fa portatore di una o più esigenze specifiche: aumentare le vendite, costruire un’identità, raggiungere nuovi clienti.
Ogni volta è necessario conoscere e ascoltare con mente vuota, senza la minima sovrastruttura di partenza.
L’indagine conoscitiva dell’azienda costruisce la definizione del risultato da raggiungere: in coerenza con le aspettative del cliente, l’obiettivo non può che chiarirsi attraverso l’analisi dei suoi bisogni.
La strategia circolare che ne deriva è la linea tracciata tra due poli: l’esigenza manifestata dal committente e l’obiettivo che questi intende raggiungere. La previsione delle azioni da intraprendere, la loro natura e le caratteristiche trovano la ragion d’essere nel voler mediare la distanza tra quei due fari. Si tratta spesso di un percorso tra luci e ombre, infatti: obiettivi che sono più correttamente aspettative, sogni travestiti da bisogni. Tocca a noi rendere consapevole il brand delle sue stesse esigenze, aiutarlo a orientarsi sul pianeta Marketing.
Questo è un lavoro per Brainpull!
Tuttavia, nessuna strategia può essere creata in laboratorio: il processo di marketing circolare richiede che ogni informazione sia tradotta nei linguaggi che lo specifico pubblico target può intendere e parlare. Sin dall’inizio, infatti, confluiscono, in maniera organica, sincronizzata e non gerarchica, i contributi di tutte le competenze interne in Brainpull, riconducibili ai tre principali asset di marketing:
- Content
- Performance
- Relationship
Eccoli allineati, pronti verso la meta!
Long live the king (content!)
Cosa dire e come, testi e immagini, video e animazioni, l’oggetto della comunicazione in tutte le sue forme piene di sostanza. Il contenuto deve posarsi sulla natura e sulle caratteristiche della marca (qualcuno direbbe “pertinenza”), quindi declinarsi in relazione ai mezzi e canali utilizzati (online, offline). Ma il quid fondamentale è riconoscere subito quali elementi della marca evidenziare, affinché sia palese agli occhi dei riceventi, la reale capacità del brand di soddisfare i loro bisogni latenti o espressi.
Chi parla è il marchio: deve farlo con coerenza interna e vestendosi adeguatamente ai diversi luoghi in cui incontrerà differenti interlocutori.
Il nostro atteggiamento nella creazione del contenuto nasce dalla generale e costante attenzione – fatta di metodo e intuito - verso le conversazioni e i comportamenti degli utenti e traduce in maniera usabile il concetto di creatività. Non è un caso che il reparto creativo, che in Brainpull include copywriter, grafici, social media manager, fotografi e videomaker, sia intimamente connesso con quelli UI e UX: la destinazione dei contenuti testuali e visivi è chiara sin dalla creazione. Ogni content output nasce con la consapevolezza di dover essere facilmente fruibile dal suo destinatario, che ascoltiamo, prima di rivolgergli la parola.
Awareness, interest, action: le responsabilità del reparto ADV
Individuare, inviare, raggiungere: sono gli imperativi del reparto ADV. È il modulo più immediatamente misurabile e non può prescindere sia dai dati che dal contenuto: da questo, anzi, deriva parte dell’efficacia. E alla ridefinizione del contenuto sono mandati continui feedback, utili per ricalibrare le impostazioni tecniche e la targhettizzazione delle campagne.
In Brainpull ottimizzare la performance è un compito collettivo.
Che sia su Facebook o Google, nessuna sponsorizzata vive solo una volta.
Li chiamano advertiser, ma sono veri acrobati della conversion.
Il loro filo è la strategia definita con il cliente, di lunghezza e intensità variabile, in continuo perfezionamento: impossibile trovare due azioni di advertising identiche. Il percorso “awareness, interest, action” richiede diverse azioni in differenti luoghi online e offline, ciascuna in grado di fornire specifiche informazioni, che influenzeranno l’intervento successivo, in un processo di continuo adeguamento alle caratteristiche dell’interlocutore. In comune c’è sempre l’attenta identificazione della customer journey più coerente per ciascun marchio e l’esatta individuazione dei touchpoint pertinenti, nei quali è fondamentale farsi trovare in maniera adeguata, per realizzare infine quell’incontro con il cliente che chiamiamo acquisto.
Dal touchpoint alla costruzione di una relazione con gli utenti
Non esiste relazione che non sia bidirezionale e per uno stesso touchpoint passano infinite relazioni. Saper ascoltare e intercettare costantemente bisogni espressi o impliciti, strutturare e fornire possibili soluzioni specifiche, nutrire il dialogo così cercato: la relazione con l’utente non nasce con la conversion, ma molto prima. Di certo ora conosciamo elementi che prima abbiamo solo supposto. Definire il TOV o il visual mood in questo momento sarebbe tardivo: è necessario prevedere le declinazioni e sfumature possibili già dal principio e modulare in corso d’opera.
Ascoltare il cliente vuol dire posizionarsi lì dove le conversazioni avvengono con interlocutori privilegiati.
Influencer marketing strategy: sì o no?
Parliamo, quindi, di influencer strategy, di come ogni audience scelga liberamente i propri opinion leader e di quanto sia delicato per i brand trasformare il social entertainment in un touchpoint. Anche in questo caso abbiamo sperimentato un’attitudine multilevel, in cui la selezione integrata di macro, middle e micro influencer permettono contemporaneamente il raggiungimento di più obiettivi.
In tema di awareness, infatti, gli influencer si collocano nella classica forma piramidale con i macro sulla vetta, ma l’impatto sociale pro capite, cioè la capacità di un opinion maker di influenzare le abitudini d’acquisto di un singolo utente, si rappresenta rovesciando la piramide. In altre parole, chi ha meno follower ha spesso un impatto sociale più forte di un influencer con milioni di seguaci: misteri del word of mouth!
L’esito del dialogo deve essere sostenuto da una lucida gestione del CRM. Anche in questo caso l’ascolto puntuale degli output espressi dalla brand audience, può costruire il perfetto adeguamento delle successive azioni di marketing: è solo la predisposizione sincera di un ambiente accogliente a poter trasformare un incontro occasionale in una relazione duratura.
È questo il segreto del marketing circolare: la fine è nota.